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Rock Contest 2012

Siamo all’atto finale del Rock Contest 2012. Come da tradizione, la serata conclusiva si svolge Sabato 8 dicembre all’Auditorium Flog di Firenze, giorno in cui si esibiscono i sei gruppi finalisti. Il gruppo ospite di questa edizione è quello dei Giardini di Mirò, alle prese con il loro ultimo lavoro “Good Luck”. Per parlare della storia del Rock Contest, della sua crescita, del suo momento attuale e di tanto altro, abbiamo incontrato Giuseppe Barone, responsabile della programmazione musicale di Controradio Firenze e direttore artistico del contest.

Il Rock Contest è giunto alla sua 24° edizione, un traguardo importantissimo. Da quanti anni stai seguendo attivamente la manifestazione e come è nato questo tuo coinvolgimento.

Da quando entrai a fare parte dello staff di Controradio nel 2000 in qualità di Responsabile della Programmazione Musicale una delle mie “fisse” fu quella di far ripartire questo concorso che sapevo, da musicista, essere così importante per la scena locale. Ci riuscii nel 2002, l’anno della rinascita, grazie all’impegno della radio nel coinvolgere le istituzioni (il Comune di Firenze e, più tardi, la Regione Toscana) e nella collaborazione di Ernesto De Pascale. In realtà allora vedevamo la cosa ancora come limitata al bacino di emissione della radio, è piacevole vedere, a distanza di dieci anni come il Rock Contest sia diventata probabilmente la più importante manifestazione nazionale di questo genere in grado di lanciare dei veri casi nella musica alternativa italiana.

Questa è la seconda edizione a svolgersi dopo la scomparsa di Ernesto de Pascale, una delle figure più importanti nella crescita della manifestazione. Come è cambiato il tuo rapporto con la manifestazione e quanto vi manca Ernesto?

Beh, sicuramente l’impegno è raddoppiato anche se delle intuizioni e dell’esperienza di Ernesto abbiamo fatto tesoro. Certo, è più complicato effettuare scelte difficili senza il confronto con una persona della sua preparazione, e le risate (lo confesso, a volte ciniche) che facevamo nella fase di ascolto dei demo mi mancano. Per me era prima che un collega un amico, e mi son trovato diverse volte a immaginare quello che gli avrei detto o le battute che avrebbe fatto. Il premio che abbiamo istituito assieme a Il Popolo Del Blues pensando a lui, dedicato alla Miglior Canzone in Italiano, è il nostro modo di portare avanti una delle istanze a cui lui era particolarmente attento, ed è stato carino vedere come Dario Brunori e poi Dente abbiano condiviso volentieri il progetto.

Cosa è cambiato secondo te, se qualcosa è cambiato, fra le primissime edizioni del concorso e quelle odierne?

Tutto. È cambiato il mondo, è cambiata la preparazione delle band ed il significato della musica per le persone. Le band degli esordi erano molto motivate e, in qualche modo vivevano il rock, ma erano musicalmente davvero naive. Oggi forse si vive meno quello che si suona, ma lo si fa con una grande preparazione e consapevolezza, ma preferisco non lanciarmi ora in pipponi sociologici.

Quanto vi impegna il Rock Contest e quante persone sono coinvolte oltre te?

Tutti i conduttori e lo staff della radio sono coinvolti nel Contest per tutta la durata del concorso, dal lancio del bando fino alle fasi live e poi nel dopo-contest per seguire i gruppi che ne vengono fuori. Marco Imponente è fondamentale per tutta la parte della raccolta fondi e del management, Giustina Terenzi per la realizzazione degli spazi radiofonici di approfondimento, Valentina Mori poi mi dà un aiuto fondamentale per le questioni organizzative relative ai gruppi e le serate, Marco Quinti e Giulia Naldini sono i nostri fotografi ufficiali. Che dire poi dell’insostituibile bravo presentatore Stefano Trevis Luporini?

Il concorso è gratuito, quanto è faticoso tutti gli anni riuscire a trovare tutte le risorse economiche ed umane per tenere in piedi la cosa? 

La produzione del Rock Contest impegna molte persone durante tutto l’anno. Le risorse derivano dalla volontà delle istituzioni (l’assessorato alla cultura della Regione Toscana e quello delle politiche giovanili del Comune di Firenze) che, nonostante i tagli, continuano a sostenere il progetto ritenendolo, evidentemente, importante per il territorio. Ma non basterebbero senza l’intervento di Controradio che mette a disposizione del concorso personale, logistica e promozione anche nazionale tramite il circuito Popolare Network.

Il Rock Contest è un concorso nazionale, presumiamo vi arrivino demo da tutta Italia ed in quantità industriale. Ci saranno sicuramente molti esclusi alcuni dei quali scontenti e particolarmente delusi. Alcuni si manifestano on-line, cosa vorresti dire a tutti quei gruppi che per un motivo o per un altro non sono rientrati tra i 36 selezionati?

Intanto è una questione numerica. Mi spiego. Se si presentano più di 500 gruppi dai quali selezionarne 36, vuol dire che per una media di 144 persone contente ci saranno circa 1850 scontenti. A volte le rimostranze sono comprensibili, gruppi anche bravi non sono selezionati perché rientrano poco nei nostri canoni, altre volte sono davvero incomprensibili, ma in quei casi è davvero difficile spiegare cercando di rimanere cortesi quando l’unica risposta sensata sarebbe fatevene una ragione, meglio se vi date all’ippica.

Si chiama Rock Contest ma già da qualche anno la partecipazione è aperta a progetti che abbracciano anche generi musicali piuttosto distanti dal Rock. Quando, e come mai, avete deciso che era arrivato il momento di allargare gli orizzonti? 

Per quanto mi riguarda, da subito! Rock è una vecchia denominazione del Contest agli esordi, quando il Rock era un genere abbastanza definito, ma già negli anni in cui cominciavo ad occuparmene la commistione tra i generi era in uno stadio ben avanzato. Ad oggi per rock intendiamo una sorta di attitudine al do it yourself. Certo, cambiare nome dopo 25 anni avrebbe poco senso. Secondo te dovremmo pensarci?

No, siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Un cambio di nome avrebbe poco senso, onestamente. Proseguiamo. Immagino che il Rock Contest sia anche un veicolo importantissimo per la radio. Cerco di spiegarmi. Spesso i gruppi che partecipano sono molto giovani e, almeno che i loro genitori non siano già ascoltatori della radio, per loro potrebbe essere la prima volta che sentono parlare di Controradio. Riuscite poi a capitalizzare questa risorsa? 

Ci proviamo! Considerato che la radio non ci guadagna dall’organizzazione del Contest è ovvio che, oltre a crederci fermamente, per noi è un’occasione importante per confrontarci tutti gli anni con nuove generazioni di musicisti e di fan. Ormai nel tempo so per certo che tanti ascoltatori incominciano a seguirci proprio per quello, e tanti ragazzi che abbiamo incontrato come musicisti ora sono dei veri amici della radio. Va da sé che saranno più interessati all’aspetto musicale della radio più che a quello che si rivolge ad un ascolto più adulto.

Una cosa che mi sta a cuore. Non son più di primo pelo ed anche io ho vissuto molte edizioni del contest. Una della cose che più mi piacerebbe vedere, ma che non accade quasi mai, è che ogni tanto nascesse qualche collaborazione fra i gruppi locali – considerando anche la nostra tutto sommato piccola area metropolitana – e che soprattutto questi ragazzi partecipassero un po’ di più a eventi e concerti cittadini. Senza generalizzare ovviamente, ma a volte invece si ha la sensazione che molti partecipino al concorso e che dopo un po’ spariscano dalla circolazione. Davvero non si riesce a creare una sorta di zoccolo duro composto da un centinaio di ragazzi (fra musicisti e appassionati) che poi magari si ritrovano a vedere qualche concerto in città o in regione?

Non so, Firenze è strana, lo dico da immigrato (Giuseppe è nato a Parabita in provincia di Lecce, NdR), un po’ troppo attenta al particolare. Più che alla formazione di una vera scena, a volte è più facile assistere alla formazione di conventicole chiuse e un po’ autoreferenziali in competizione fra di loro. Ho anche visto conventicole di questo genere spingere gli artisti di riferimento a fare scelte sempre più sbagliate fino a chiudersi nel masturbatorio (ma non farò nomi neanche sotto tortura!). Non mancano però le eccezioni, ho visto tantissime collaborazioni nascere tra gli artisti che si sono conosciuti al Contest, e spesso con artisti del resto d’Italia.

Un’ultima domanda. Perché il Rock contest sì e altri contest musicali no?

Come direbbero i politici navigati, ti ringrazio di questa domanda. Ora, seriamente…il Rock Contest è, grazie al supporto delle istituzioni e la spinta forte di una radio e di un network radiofonico, nonché alla fitta rete di amicizie e collaborazioni (XL di Repubblica, Audioglobe fra gli altri) una felicissima eccezione nel panorama nazionale. Noi non abbiamo bisogno di spremere i gruppi (come piuttosto spesso accade) né di usare gli stessi come corollario a margine di cose più articolate e dispersive. Il nostro interesse invece, per le ragioni che spiegavo, coincide con quello degli artisti partecipanti. Se loro crescono, cresciamo anche noi!

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